Sunday, February 12, 2017

Moonlight




Ha circa dodici anni. Servizi Sociali d'America lo ha riassegnato ad una nuova casa. Di nuovo. Non durerà molto, lo sa già. La casa è sovraffollata, sull'angolo di Jersey che si affaccia sull'Hudson, dalla parte che puzza. Fa freddo, non è ancora inverno ma le giornate si stanno accorciando e i ragazzini dormono con poche coperte, un lenzuolo. Qualcuno usa gli asciugamani per scaldarsi nelle ore dell'alba quando cala la temperatura. Sono in cinque, ammassati nella stanza. Un letto a castello, un letto singolo e due materassi. La camera è piccola e non si riesce a camminare sul tappeto di corpi. Una fabbrica di soldi per il sistema. Sente Luke, che ha qualche anno in più, masturbarsi sotto al lenzuolo, ribaltato dal lato opposto rispetto a lui credendo di passare inosservato. Non che a lui freghi nulla. E' troppo impegnato a stringersi in una posizione fetale per trattenere il calore. La mattina non riesce a lavarsi. Luke è uno di quei ragazzini benedetti dagli ormoni, a quattordici anni pare uno di diciotto. Lo spinge contro il lavandino e lui ci pesta la faccia con un suono sordo.

"Vattene, pezzetto di merda. Il bagno è mio."

"Non è giusto."

"Se apri ancora la bocca di spacco la testa, finocchio."

La porta gli si chiude sulla faccia dopo che viene spinto fuori dal bagno, seminudo. Non è certo della ragione per cui Luke abbia usato quella parola, a malapena sa cosa voglia dire, ma d'altra parte Luke la usa con tutti. Eppure lo disturba. Lo affascina e lo disturba, come quando ha visto un cane con una zampa sola trascinarsi nella periferia. Si veste in corridoio, in silenzio. I vestiti sono quelli di due giorni prima, ma riesce a rubare delle mutande pulite dalla stanza dei figli veri della donna che li tiene. Recupera uno zaino, scende in cucina, ruba del cibo in fretta, qualche pezzo di pane, prima che venga scoperto. Lo arraffa come le bestie affamate, anche perchè lo è davvero. Se lo infila tutto in bocca ed esce di casa. Non che gli piaccia andare a scuola, ma quantomeno gli danno da mangiare. Scuola è un altro posto in cui infilarsi e sopravvivere. Parla poco. Lo hanno detto tutte le insegnanti in ogni scuola in cui sia mai andato. E' un bambino silenzioso e maleducato, senza alcun senso del comportamento. Sottopeso, affilato ma fatto di muscoli nervosi. E' bravo a baseball. Corre veloce, più veloce degli altri. Forse perchè ha passato al vita a scappare da gruppi di ragazzini che volevano pestarlo. A volte lo prendevano, ma ha capito che loro si stancavano prima e quindi non fa altro che correre. E correre ancora. Correre più forte, un altro angolo, un'altra strada, senza guardarsi indietro fino a che non sente i loro passi rallentare, ansimando, fino a che si fermano. Lui sta ancora correndo.

Le insegnanti dicono che non è stato socializzato correttamente, come i cani del canile. Ma è intelligente. Quando studia, studia bene. Parla male, non si lascia disciplinare. Non piace agli altri ragazzini. Non è mai piaciuto a nessuno. E' uno di quei bastardi irlandesi di seconda o terza generazione, che figliano e poi abbandonano i bambini sulle scale della chiesa.

Insomma, a scuola non è una festa neanche lí. Luke va nella stessa scuola, una classe più in alto della sua. Non vede l'ora di andarsene da lí. Tanto Servizi Sociali d'America lo toglierà dall'affido se riesce a fare abbastanza casino da farsi lasciare di nuovo in mezzo alla strada. C'è solo un ragazzino che gli piace in quella scuola. Sta nella sua classe ed è molto timido. Parla poco, come lui, ma è gentile. Gli da sempre un pò del suo pranzo da portare a casa la sera. Si chiama Peter, ha una famiglia normale. La mamma di Peter a volte prepara due sacchetti del pranzo, uno anche per lui. Dev'essere bello avere una mamma come la mamma di Peter, l'ha vista una volta quando è andata a prenderlo. Aveva i capelli gonfi e luminosi nella luce del sole.

Quando arriva a scuola quel giorno attraversa il cortile in fretta, in silenzio. Luke sta con un gruppo di amici che hanno abbastanza paura di lui da fare tutto quello che dice. Li vede e li ignora, ma poi si accorge che stanno tutti ammassati intorno a qualcosa.

"Hey frocio! Frocio, guarda qui. Cazzo, voltati, guarda. Abbiamo fatto amicizia con il tuo fidanzato!"

Luke si sposta. Riesce a vedere la faccia di Peter sollevarsi dal pavimento del cortile, coperta di sangue. Le dita gli si stringono nel tessuto dello zainetto, che gli corre intorno alle spalle sottili. Non si avvicina. Non fa nulla. Si volta e prosegue. Sente gli occhi di Peter seguirlo, ma non si gira a cercarli. Però non cammina verso la classe. Cammina verso casa.

"Che c'è?? Scappi?? Sei un piccolo finocchio codardo, io lo sapevo! Giuro che in bagno non ci metti più piede! Ti rimanderanno in orfanotrofio per quanto puzzi!!"

La voce di Luke lo segue lungo la strada. Ma anche ora non si volta, fino a che non è abbastanza lontano da non sentirli più. Torna a casa. Sa che nella stanza dei figli veri uno di loro ha una mazza da baseball. Bella, l'ha desiderata molto, quando li guardava giocare in cortile. La donna è a casa, ma lui è sottile, sgattaiola fino alla stanza e prende la mazza. La infila in cartella, ne spunta una porzione come le spade dei samurai.

Non va in classe quel giorno. Si apposta ai campi da basket. Ci passano tutti dopo la campanella, per andare al parco, al vecchio centro commerciale e alle fermate degli autobus. Ci passa anche Luke e i suoi amici. Bisogna solo aspettare. Solo solo cinque ore.

E cinque ore passano. Lui ha tenuto lo sguardo basso e ha colpito l'aria con dei fendenti di mazza per valutarne il peso, il bilanciamento. E' una bella mazza e lui è bravo a baseball. La campana è suonata da cinque o sei minuti quando i ragazzini e le ragazzine iniziano a passare attraverso il campo da basket in cemento. Passa anche Peter. A testa bassa e tutto pesto. Lui lo guarda ma Peter non solleva gli occhi verso di lui. Li tiene bassi. Poi arrivano Luke e gli altri.

"Luke. Ehy, Luke?"


E' lui a richiamarlo. Si voltano tutti. Non solo Luke e i suoi scagnozzi, si voltano proprio tutti. Luke ride, anche i suoi amici, quando lo vedono avanzare brandendo la mazza.

"Ehy, frocio. Cos'è che vuoi fa-"

Ma non finisce la frase. E' una frase che non riesce a finire, per via del fendente violento e privo di esitazioni che Ross gli assesta sulle ginocchia. Un fendente calcolato per spezzargli la rotula. Un fendente carico di una forza inaspettata per la sua stazza e che gli provoca un gemito strozzato prima di fargli perdere l'equilibrio e mandarlo a terra. I suoi amici non ridono più, il cortile è immobile per la sorpresa. Peter ha la bocca spalancata e le mani stritolate intorno alle bretelle dello zaino. I presenti non hanno tempo di realizzare cosa stia succedendo, che Ross solleva di nuovo la mazza. La abbatte di nuovo su Luke, ma questa volta sul volto. Una volta. Due volte. Tre volte. Sono colpi brutali, in cui mette tutta la forza cruda della sua rabbia, la stessa che ha messo nel correre. Gli amici di Luke iniziano ad indietreggiare quando gli schizzi di sangue raggiungono le loro divise da 4 dollari e mezzo. Un brivido di paura attraversa i loro volti nel guardare un ragazzino che è la metà di loro massacrare qualcuno che rispettavano per pigrizia. Smette di colpire solo quando gli fanno male le braccia e si rende conto che Luke è ridotto ad una maschera tumefatta che lascia uscire solo un rantolo sofferente. Solo a quel punto, solleva la mazza insanguinata come un trofeo.

"How do you like me now, bitch?"

Lo urla. Fa un passo indietro sollevando gli occhi sulla massa paralizzata dei ragazzini del quartiere, su Peter, che sembra diventato una statua di sale. La mazza ancora tenuta in alto, solleva anche l'altro pugno.

"C'è qualcun altro che ha voglia di fare lo stronzo?"


Il silenzio. Lui lascia cadere la mazza a terra, va a recuperare lo zaino che ha abbandonato vicino al muro di cinta. Se lo rimette sulle spalle e ricomincia a camminare verso la fermata dell'autobus.


Di colpo, alle sue spalle, sente un boato. Ci sono fischi, applausi e urla. Peter gli corre dietro e lo affianca, con un sorriso che fatica a trattenere. Camminano in silenzio, senza dire nulla, fino a che l'amico chiede qualcosa con una strana adrenalina.

"Merda. E se lo hai ammazzato?"

"Lo spero."

Non lo ha ammazzato. Ma per il poco tempo rimanente prima che Servizi Sociali lo spostassero di nuovo, ha fatto la doccia tutte le mattine. Per primo. Luke, al bagno non si è mai avvicinato. Un giorno ha sentito la donna urlare, dicendo che puzzava di piscio ed era disgustoso. Ha sorriso, sul proprio materasso, fissando il soffitto.

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